L’idea di Platone, dal mito di Er, è che prima della nascita, l’anima di ciascuno di noi sceglie un’immagine o un disegno da vivere poi sulla terra e riceve un compagno che guidi quassù, un daimon che è unico e tipico nostro. Tuttavia, nel venire al mondo, dimentichiamo tutto questo e crediamo di esserci venuti vuoti. E’ il daimon che ricorda il contenuto della nostra immagine, gli elementi del disegno prescelto, è lui il portatore del nostro destino.
Secondo James Hillman, ognuno di noi è un essere unico e irripetibile e possiede dentro di sé una vocazione innata, un daimon appunto, che se ascoltato ci porta a divenire ciò che siamo destinati essere. La nostra missione è dunque quella di comprendere qual è questo talento innato profondo.
Il mito porta anche a delle mosse pratiche: riconoscere la vocazione come un dato fondamentale dell’esistenza umana; allineare la propria vita su di essa;comprendere che tutti gli accadimenti della vita, anche i più dolorosi, fanno parte del destino dell’immagine e sono necessari a esso e alla sua realizzazione.E così come la ghianda possiede già dentro di sé la quercia che è destinata diventare, noi possediamo nel profondo tutto ciò che ci occorre per diventare ciò che siamo, ovvero ciò che siamo stati sin dal principio.